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Percezione spazio tempo

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Nell’Estetica Trascendentale, Kant sostiene che due sono le forme pure dell’intuizione sensibile: lo spazio e il tempo. Essi sono i principi della conoscenza a priori degli oggetti.
Lo spazio è la condizione necessaria di tutti i rapporti, in cui gli oggetti sono intuiti come fuori di noi; il tempo è la condizione necessaria dell’intuizione di noi stessi e del nostro stato interno. Lo spazio è la forma dei cinque sensi esterni; il tempo è la forma del senso interno. Per forma Kant intende il modo di funzionare, ossia la condizione alla quale deve sottostare la rappresentazione sensibile di oggetti esterni ed interni. Kant nega che lo spazio e il tempo siano realtà assolute, indipendenti dalla forma delle nostra intuizione sensibile o che essi possano rappresentare le condizioni o le qualità delle cose. L’essere umano coglie le cose spazialmente e temporalmente determinate solo in quanto possiede una sensibilità strutturata in questo modo. Lo spazio e il tempo sono forme del Soggetto non dell’oggetto; essi hanno realtà empirica e idealità
Si noti infine che tra spazio e tempo, una certa supremazia va riconosciuta al secondo:
“Lo spazio, in quanto forma pura di ogni intuizione esterna, è limitato, come condizione a priori, semplicemente ad apparenze esterne. Al contrario, dato che tutte le rappresentazioni -- non importa che abbiano o no come oggetto cose esterne -- appartengono comunque in sé stesse, come determinazioni dell'animo, allo stato interno, mentre questo stato interno cade poi sotto la condizione formale dell'intuizione interna, e quindi del tempo, il tempo allora è una condizione a priori di ogni apparenza in generale, e più precisamente la condizione immediata delle apparenze interne (delle nostre anime) e proprio per questo, indirettamente, anche delle apparenze esterne (Ragione pura, B 60).
Per Kant, gli oggetti al di fuori della nostra percezione sono apparenze. 
“Noi abbiamo dunque voluto dire che tutta la nostra intuizione non è altro che la rappresentazione di un'apparenza (Erscheinung); che le cose da noi intuite non sono in sé stesse così come le intuiamo, e che i loro rapporti non sono costituiti in sé così come appaiono a noi; che se noi sopprimiamo il nostro soggetto, o anche soltanto la costituzione soggettiva dei sensi in generale, in tal caso tutta quanta la costituzione e tutti i rapporti degli oggetti nello spazio e nel tempo, anzi persino lo spazio e il tempo, sono destinati a svanire. Tutte queste cose, in quanto apparenze, non possono esistere in sé stesse, ma esistono soltanto in noi. Di che cosa mai possa trattarsi, riguardo agli oggetti in sé stessi, separati da tutta questa recettività della nostra sensibilità, ci rimane perfettamente ignoto. Noi non conosciamo altro che il nostro modo di percepire gli oggetti” (Ragione pura, B 65)